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S'ENFUIR.
L'IDENTITA' MIGRANTE

© Alessandro Grassani 

L’esposizione fotografica s’inserisce in un programma culturale ideato da La Clé sur la Porte, sviluppato in più tappe, dedicato al complesso e articolato tema dell’Immagine di Sé. 

Si tratta di una selezione di 32 scatti fotografici dello straordinario progetto “Environmental Migrants: The Last illusion” del fotografo Alessandro Grassani. Queste immagini sono esposte all’aperto in due contesti territoriali molto caratteristici: il primo lungo il sentiero dei mulini e tra i villaggi rurali del Comune di La Magdeleine e il secondo nell’area del Laghetto del Comune di Brusson.

Profughi, rifugiati o migranti ambientali. Non hanno un vero nome e per il diritto internazionale nemmeno uno status. Sembrano invisibili eppure - nel 2050 - saranno 200 milioni. 

Inseguendo la speranza di un futuro migliore nelle città, questi pescatori, contadini e agricoltori - costretti ad abbandonare le zone rurali a causa del cambiamento climatico - si trovano spesso davanti alla loro “ultima illusione”: quella di una vita migliore in città. 

Alessandro Grassani li ha incontrati e ha dato loro voce in Bangladesh, Mongolia, Kenya e Haiti.

 

“ENVIRONMENTAL MIGRANTS: THE LAST ILLUSION”

 

Secondo un rapporto dell'Internal Displacement Monitoring Centre, il numero di nuove persone costrette a spostarsi all'interno dei propri Paesi a causa di disastri climatici nel 2020 è salito al livello più alto dell’ultimo decennio; secondo le proiezioni della Banca Mondiale, si stima che entro il 2050 ci saranno 143 milioni di migranti ambientali “interni”, ovvero persone che dalle zone rurali emigreranno nelle città.

La migrazione ambientale è una bomba a orologeria: presto l'intero pianeta dovrà affrontare il peso economico e sociale delle sue conseguenze. Entro il 2050, 1 persona su 45 sarà un migrante ambientale per un totale di 200 milioni di persone (fonte OIM). Circa il 90% di questi migranti vive in Paesi in via di sviluppo e la maggior parte di loro non emigrerà – almeno nel breve termine – verso nazioni ricche perché cercheranno diverse fonti di reddito nelle baraccopoli già sovraffollate ed estremamente povere dei loro Paesi d'origine. 

Dal 2008, per la prima volta nella storia, le persone che vivono nelle città hanno superato quelle che vivono nelle zone rurali e, secondo le Nazioni Unite, nel 2050, il 68% della popolazione globale vivrà in un contesto urbano. A causa di un inarrestabile processo di urbanizzazione causato dai cambiamenti climatici, le città continueranno a crescere.

Mongolia, Bangladesh, Kenya e Haiti sono alcuni dei Paesi più colpiti dalla migrazione ambientale rurale-urbana, e ci aiutano a visualizzare le varie forme che assume il cambiamento climatico a livello globale: dall’estremo freddo della Mongolia, al processo di desertificazione in Kenya, passando per inondazioni, cicloni e innalzamento del livello del mare in Bangladesh e Haiti.

Le vittime sono sempre pastori, agricoltori, pescatori, costretti ad abbandonare i loro stili di vita ancestrali e migrare in un contesto urbano.

Il titolo del progetto “l’ultima illusione” si riferisce alla speranza dei migranti ambientali di trovare una vita migliore nelle città; tuttavia, una volta arrivati nelle baraccopoli - a causa della mancanza di risorse, competenze e di opportunità - il loro sogno di un futuro migliore si trasforma solo nella loro ultima illusione.

https://www.alessandrograssani.com/personal-projects

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